lunedì 4 giugno 2007

Il Giurista del Futuro al servizio delle imprese

Qualcuno crede che il Futuro sia qualcosa che ciascuno raggiunge alla velocità di sessanta minuti all’ora, qualunque cosa faccia, chiunque sia. Se siete d’accordo con questa affermazione, vi do un consiglio: non leggete queste pagine.

Io non credo sia giusto pensare che il Futuro sia, banalmente, una semplice faccenda cronologica e che sia sufficiente attendere il passare del tempo per conoscere quello che accadrà. Il Futuro dipende dalla prospettiva nella quale decidiamo di collocarci per comprendere la realtà; dipende dall’atteggiamento con il quale affrontiamo le cose che accadono; dipende, in ultima analisi, dalla qualità delle energie che infondiamo in ciò che facciamo.

Questo è particolarmente vero nel mondo del Diritto dove ogni cosa è regolata dall’arte dell’interpretazione. Le leggi, lo sanno tutti, non si applicano: si interpretano. E che cos’è l’interpretazione se non una previsione attraverso la quale adattiamo una regola generale e astratta fissata nel passato, ad una situazione specifica e concreta che dovrà produrre effetti nel futuro?

Con questa premessa trovo che sia particolarmente stimolante chiedersi quali saranno le linee di sviluppo delle norme che regolano i rapporti tra consumatori e imprese, tra cittadini e istituzioni. Per il giurista che si accontenti di attendere il Futuro la risposta è semplice: basta sfogliare le pagine dei codici, compulsare i fogli delle gazzette ufficiali e formulare un responso sulla base del diritto vigente.

Eppure questa soluzione, se si vuole attribuire al Diritto una funzione sociale, non basta: occorre anticipare le interpretazioni future, per scegliere quelle che consentano di garantire un adeguato sviluppo economico in una società ordinata e rispettosa del prossimo.

Il diritto del consumo e del marketing ha conosciuto in questi ultimi dieci anni uno sviluppo vorticoso in cui si è passati da una totale assenza di regole ad un caos di leggi, direttive, regolamenti che hanno riguardato i rapporti tra imprese e consumatori, tra istituzioni e cittadini.

Questo passaggio dal “vuoto” al “pieno” giuridico è stato vissuto con sostanziale insofferenza dagli operatori del settore. Le regole sono state considerate alla stregua di “lacci e lacciuoli”, che hanno frenato la libera iniziativa economica. Nello stesso tempo i consumatori si sono organizzati, avanzando rivendicazioni in perfetto stile sindacale, pretendendo la nascita di nuovi diritti i cui costi sono stati posti a carico delle imprese (pensiamo al diritto di recesso, alle garanzie a carico del venditore, alla disciplina della pubblicità ingannevole, alla tutela dei dati personali). Così, in questa contrapposizione spesso strumentale, ha prevalso in questi anni un atteggiamento fortemente conflittuale nel quale i rapporti tra aziende e potenziali clienti sono stati a dir poco tesi. A me sembra che alla fine ne abbiano tratto vantaggio principalmente certe trasmissioni televisive e certe associazioni, specializzate ormai nell’esercizio sopraffino della gogna mediatica a danno delle imprese e delle istituzioni.

In parte questa situazione è giustificata, ma in gran parte è dovuta ad una lettura superficiale delle questioni in gioco: le regole a protezione dei consumatori e dei cittadini non sono nate per essere usate come armi a disposizione dell’una o dell’altra fazione. Le leggi a tutela dei consumatori nascono per favorire l’equo svolgimento delle relazioni economiche e sociali nel mercato di massa. I cambiamenti sociali possono veramente compiersi solo se sono accompagnati dalla piena coscienza degli strumenti giuridici che vengono impiegati per realizzarli. Al Diritto non può essere riservata soltanto una neutra funzione tecnica. Infatti il Diritto è essenzialmente cultura, cioè è consapevolezza e gestione equilibrata dei rapporti tra gli uomini, siano essi individui o collettività organizzate.

Con questo spirito, personalmente affronto la mia attività professionale quotidiana. Anche perchè sono convinto che i veri problemi che il giurista è chiamato ad affrontare e risolvere siano questioni che riguardano lo sviluppo sociale ed economico.

Credo che la prospettiva del Diritto dei prossimi mesi dovrà essere quella di favorire un rapporto equilibrato tra imprese e clienti, eliminando da entrambe le parti eccessi e pretese. Per favorire la ricerca del punto di equilibrio, alle imprese mi piace ricordare che le leggi, se correttamente applicate, possono essere un’occasione di miglioramento organizzativo e di crescita verso modelli efficienti. Ai consumatori faccio invece presente che in una visione globale ogni nuovo diritto acquisito rappresenta un costo (sia in termini economici che sociali) e che non sempre disporre di un maggior numero di diritti significa essere più liberi.

Sarà compito di tutte le parti interessate essere in grado di ridurre il conflitto e di esaltare la collaborazione. Ed avranno un ruolo essenziale in questo processo, oltre alle imprese, alle istituzioni ed ai consumatori stessi, anche gli avvocati. Il mio consiglio è di diffidare dei prìncipi del foro che si muovono sinuosi tra i cavilli e vivendo tra le pagine dei codici non alzano mai la testa per guardarsi attorno e capire in quale contesto sociale ed economico le loro interpretazioni dovranno essere applicate.

Il Futuro ha bisogno di giuristi consapevoli.

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